La scala Hamilton-Norwood
Nel tempo sono stati condotti numerosi studi atti a comprendere il fenomeno della perdita dei capelli e le sue cause al fine di elaborare rimedi validi ed efficaci.
Un primo studio attento e scientifico si deve al dottor James B. Hamilton che negli anni 50 classificò la perdita di capelli nell’uomo in base al grado di recessione della zona frontale e del vertice, suddividendola in cinque stadi. Anni dopo, tali studi sono stati ripresi ed approfonditi dal dottor O’tar Norwood che nel 1975 presentò alla comunità scientifica una tabella che analizza i gradi e gli stadi dell’alopecia androgenetica.
La scala di Hamilton, nella sua forma originale, è basata sull’osservazione della disposizione dei capelli o per meglio dire della disposizione delle aree senza capelli sul cranio degli uomini. Alla disposizione delle aree sono stati associati cinque livelli progressivi di calvizie. Come abbiamo già avuto modo di dire, la scala è stata ripresa successivamente da Norwood negli anni ‘70 confermando le osservazioni di Hamilton sui capelli. Il medico, ha ampliato gli stadi di Hamilton arrivando ad identificarne sette e aggiungendone alcuni intermedi.
Ancora oggi, la scala Hamilton-Norwood è universalmente riconosciuta ed utilizzata in tricologia per la definizione dello stadio della calvizie maschile contribuendo, al tempo stesso, alla sperimentazione di rimedi e cure per questa patologia.
Il dottor Ludwig ha elaborato invece una scala analoga, ma con stadi differenti, per definire la calvizie femminile. Infatti anche le donne possono essere colpite da calvizie, sebbene in minor numero rispetto agli uomini.
I sette stadi di avanzamento della calvizie secondo la scala Hamilton-Norwood
- Primo stadio: in questa prima fase la caduta dei capelli è contenuta e riguarda essenzialmente la zona frontale del cuoio capelluto
- Secondo stadio: il diradamento si fa molto più marcato nella zona frontale
- Terzo stadio: il diradamento dei capelli si fa ancora più evidente. Alcune zone diventano semi-calve.
- Terzo stadio A: prima variante del terzo stadio. In questo caso è più marcata la perdita dei capelli nella zona frontale
- Terzo stadio V: altra variante del terzo stadio, presenta il diradamento non solo nella zona delle tempie ma anche al vertice
- Quarto stadio: il diradamento frontale si allarga arrivando nella zona del vertice
- Quarto stadio A: in questa variante del quarto stadio il diradamento riguarda anche il vertice
- Quinto stadio: la calvizie progredisce sempre più, zona frontale e vertice sono quasi unite
- Quinto stadio A: la calvizie è in una fase avanzata, zona frontale e vertice sono unite
- Sesto stadio: la zona superiore della testa è ormai completamente calva e il diradamento inizia ad interessare anche la zone laterale e posteriore
- Settimo stadio: la calvizie è completa
Considerazioni sulla scala Hamilton-Norwood
E’ da notare che per i primi stadi della scala non è opportuno parlare di calvizie vera e propria ma solo di diradamento che non necessariamente progredisce con il passare del tempo e che, generalmente, interessa la zona frontale e parietale della testa; la parte anteriore, per intenderci.
La calvizie viene diagnosticata a livello medico a partire dal Terzo stadio V. Indipendentemente dalla scala che si utilizza per la valutazione, è importante tenere presente che l’alopecia androgenetica può presentarsi già verso i 18 anni, per concretizzarsi qualche anno più tardi; in questo caso si presenta una calvizie ad evoluzione rapida. Vi sono poi casi in cui gli uomini sui 30 anni mostrano segni di diradamento che, tuttavia, non progredisce o evolve molto lentamente.
Questa condizione, soprattutto nei soggetti più giovani, può ovviamente creare disagio ed imbarazzo. Molti ragazzi, infatti, per mimetizzare il problema si radono la testa. Tuttavia, eludere il problema in questo modo o, peggio, far finta che il problema in realtà non esista, non è la soluzione ideale. Se effettivamente c’è un problema di calvizie, si deve intervenire velocemente in modo da salvaguardare quanto più possibile la propria chioma.
Aiuti contro la perdita di capelli
Oggi, fortunatamente, si può ricorrere a diversi rimedi per combattere la caduta dei capelli. La scienza, infatti, ha compiuto passi da gigante. In molti ricorrono al trapianto dei capelli, un vero e proprio intervento chirurgico che prevede l’asporto e il riposizionamento del bulbo sano dalla zona posteriore del cranio non ancora colpita dal diradamento.
Tuttavia, tale intervento è estremamente delicato e bisogna stare attenti ad affidarsi alle mani di un medico tricologo molto esperto. Sono inoltre da tenere in considerazione le problematiche post operatorie dovute a stress cutaneo, all'insorgenza di possibili e permanenti cicatrici ed al continuo trattamento che deve essere seguito per un lungo periodo di tempo dopo l’operazione. A tutto questo è da aggiungersi il costo elevato che tale operazione comporta.
Fortunatamente, per contrastare la caduta dei capelli si può ricorrere a rimedi naturali che stimolano al contempo la crescita, senza fare affidamento ai bisturi.
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